GEOmedia 1 2015 - Il Geometra del Mare

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Fotogrammetria sempre più da vicino

Ritorno in argomento sul tema degli Open Data geografici. In un post di qualche tempo fa esponevo il perché a mio parere in Italia i dati geografici non possano, ma debbano essere liberati. Ho cercato di mettermi dalla parte dei dati prigionieri e dei loro carcerieri e dare risalto a tutte le ragioni che si opponevano ad una liberazione. Come portavoce di un dialogo meditatamente astratto, volto a mediare le parti in causa, affrontavo gli argomenti che avrebbero potuto convincere me stesso ed i più agguerriti carcerieri e gestori di una liberalizzazione, più che necessaria, ad evidenza spontaneistica, se non casuale e disorganica, valutandone i pro ed i contro. Ho ricevuto molti commenti, più che altro denigratori, stimolanti la discussione, reimmaginando e rappresentando ad interlocutori non coinvolti, e ad altrettanti costrittori della veicolazione dei dati, le argomentazioni e le ragioni non dette, partecipando al dibattito in prima persona: delucidazioni, idee, contrasti e, soprattutto, estemporaneità ed incertezze. Gli eventi hanno dimostrato che i silenti senza forti obiezioni, partecipi di una presa di posizione diretta e perfino gli stessi operatori hanno mantenuto il più assoluto riserbo, quasi implicitamente invitandomi a chiudere la risollevata ed annosa questione, che non andava né accampata né affrontata, così come succede sempre in Italia, e suggerendomi in breve, in vista di tempi migliori, di trattenermi a mia volta da un superfluo brontolio equivalente a: “scoperchiare le pentole”. Giovanni Biallo nel suo Focus di apertura a questo numero riporta una chiara visione di quanto sia successo in questi anni, evidenziando come dopo l’entusiasmo iniziale, una azione priva di solidi riferimenti legislativi sia scivolata confermando reticenze o semplice incompetenza generata dalla mancanza di chiarezza di direttive nazionali vagliate e condivise. Gli organi cartografici sono praticamente assenti non avendo ancora a tutt’oggi messo a disposizione dati open unificati, le Regioni, pur essendo più attive, pubblicano dati difformi tra loro, vanificando di fatto i principi di base che hanno trovato nell’iniziativa INSPIRE europea un punto di ulteriore coesione, le Provincie sono in chiusura e i Comuni sono ancora lontani da tutto ciò. Il bello è che gli ingredienti per una riorganizzazione ci sono tutti, leggi europee, nazionali, studi scientifici, dati, sistemi di controllo e verifica dei dati, anche le esigenze del mercato, ma manca solo una grande cabina di regia. Nella conferenza Open Geo Data a Roma il 19 febbraio prossimo si parlerà di valide esperienze di liberazione alle quali potranno far riferimento anche tutti quei lettori che non siano direttamente impegnati nelle azioni di liberazione dei dati geografici.

(editoriale di Renzo Carlucci)